La “The Ballad of Sexual Dependency” (1981) di Nan Goldin è arrivata in Triennale. Nan Goldin, classe 1953, è un’artista originaria del Massachusetts, lasciò la famiglia dopo il suicidio della sorella, un evento così brutale da scioccarla per sempre, e frequentò la scuola del Museum of Fine Arts di Boston. Trasferitasi poi a New York, l’artista iniziò a documentare la realtà dei sobborghi degradati, una realtà a volte cruda, fatta di sesso, droga, amore, vecchiaia e disperazione.
La “Ballad” è uno slideshow di 700 scatti che testimonia come la ricerca della Goldin fosse rivolta all’istinto, all’attimo trasparente, a una realtà senza censura. Tutti i suoi slide show sono sempre in costante mutamento, vivi, completi, incompleti, finiti, infiniti, una vera e propria macchina del tempo. L’artista ricerca la verità e non necessariamente la bellezza oggettiva, il risultato è un’immagine sempre enigmatica, che spinge a riflettere.
Narrare se stessi e il mondo che ci circonda è una realtà che tutti noi oggi conosciamo molto bene, perché viene ricreata quotidianamente utilizzando i social ma ai tempi degli esordi della Goldin, questa ricerca artistica faceva di lei una pioniera alla stregua di Diane Arbus e Larry Clark.
Nan Goldin collabora ancora oggi con le più grandi case di moda al mondo, il suo punto di vista sulla realtà è affascinante, concretizzato in una carriera artistica unica. Le sue foto sono d’ispirazione per i più importanti fotografi d’arte. Negli ultimi anni l’artista ha portato avanti la sua visione artistica sviluppando progetti unici, come quello per la SNCF, nel 2003, una pubblicità per le ferrovie di Parigi, dove ritraeva scene di vita a bordo dei treni. Insomma un’artista che presta la sua visione in molti campi e chissà in futuro quali nuovi progetti potremmo avere l’onore di vedere.