“Là dove c’era l’erba ora c’è… il Ratanà ”. E’ proprio il caso di dirlo: dietro a dove un tempo esisteva il Bosco di Gioia, nel quartiere Isola, ora è tutto cambiato. Questa zona si è trasformata – o meglio – è stata trasformata tantissimo negli ultimi dieci anni in a “little Town inside The Big city”. Alti palazzi con boschi verticali, ristoranti e uffici… Tante nuove realtà sono sorte senza però far perdere la natura intrinseca dell’Isola: un quartiere popolare, con laboratori artigiani e molto fermento culturale.
Il ristorante Ratanà ha contribuito tantissimo alla rinascita di questa zona, e dal 2009, anno in cui ha aperto, è diventato in assoluto uno dei ristoranti più di rilievo della città. Si trova al pianterreno dell’edificio dove ha sede la Fondazione Riccardo Catella, giusto sotto le due torri residenziali chiamate Bosco Verticale. Una palazzina liberty ristrutturata, realizzata alla fine dell’Ottocento come magazzino ferroviario e utilizzato nel corso del Novecento come set cinematografico e laboratorio di arte contemporanea.
Il nome del ristorante è ispirato alla figura di Don Giuseppe Gervasini – detto “el pret de Ratanà” – prete-guaritore vissuto nella prima metà del Novecento proprio all’Isola, che si dice curasse i malati con le erbe coltivate in giardino: scontroso e grossolano ma sempre disponibile con tutti.
Lo chef a capo di questa “Oasi Metropolitana” è Cesare Battisti, uno degli Chef-Ambassador di Expo 2015, giovane e milanesissimo, che porta avanti una cucina di tradizione milanese e lombarda, reinterpretandola secondo i suoi gusti e le esigenze di una ristorazione più contemporanea. La sua Milanesità è espressa sotto tanti punti: a pranzo la proposta dei business lunch (a 19€ ) è chiamata “Schiscèta”. C’è la possibilità di poter prendere un aperitivo tutti i giorni dalle 18.30 alle 20.30 con piccoli assaggi della cucina: “i rubitt”, termine che in dialetto milanese significa “piccole cose di pregio”. Mai termine fu più azzeccato! I suoi risotti (utilizza il pregiato Carnaroli della Riserva San Massimo) sono golosissimi, a detta di molti tra i migliori in città; i mondeghili (polpettine della tradizione lombarda, ottenute con gli avanzi della carne del brodo, salsiccia e mortadella di fegato) così buoni da creare dipendenza; carta dei vini ricercata e curata dalla curiosa ed eccentrica Federica, attenta a offrire una selezione di produttori di impronta biologica/naturale.
Ah, non scordiamoci la possibilità di avere uno sconto sul conto se in possesso di determinati requisiti periodicamente scelti dai titolari: i ciclisti metropolitani (se in possesso di mezzo in loco); i conoscitori della vera storia del Pret de Ratanà; i pescatori a mosca; i papà che si prendono un periodo di astensione dal lavoro dopo la nascita del proprio pargolo; e così via… che dire, geniali!
Originalissime le lampade ricavate da bottiglie di vetro e, dallo stesso fornitore, anche le brocche e i bicchieri per l’acqua. Divertente la parete dove poter appendere post-it con i propri commenti… E una vera e propria manna il bagno, a misura di neonato con tanto di fasciatoio (da quando sono mamma, questi sono piccoli grandi punti a favore dei ristoranti!).
Fuori dal Ratanà, un bellissimo parco pubblico, dove i bimbi di quartiere, ma anche i piccoli ospiti del ristorante, possono giocare. Da pochi mesi poi c’è anche un orto con frutteto: vi sono piante aromatiche, fiori eduli, verdure a foglia di vario genere, carote e tuberi. E qui periodicamente si svolgeranno sessioni didattiche per i bambini.
Personale giovanissimo e cortese, qualità delle materie prime molto alta (con approvvigionamenti di stagione presso le innumerevoli cascine che circondano Milano), originalità ed estro caratterizzano questo posto incantevole, che potrebbe tranquillamente sembrare uscito da un cartone animato… Avete visto Ratatouille?!