I muri delle città, Milano inclusa, sono ormai per consuetudine ricoperti di graffiti e scritte, con più o meno di rilievo artistico, più o meno improvvisati, realizzati con le più disparate ragioni: dal mero sfregio o desiderio di lasciare traccia, al messaggio romantico o al proclama politico o sociale.
Ce ne sono altri invece caratterizzati da un tratto netto e distinto e da una vernice diversa. Risalgono alla seconda guerra mondiale e sono le indicazioni dei rifugi antiaerei.
Sono caratterizzati da cerchi, per renderli più visibili nei momenti concitati, chiare frecce di direzione e lettere: “R” per rifugio, “U.S.” Per uscita di sicurezza, “I” per idrante. Sono abbastanza rari, compaiono sui palazzi sopravvissuti ai bombardamenti e alle ristrutturazioni. A volte persino protetti da una lastra in plexiglas.
La città fu tragicamente bombardata dal 10 fino al 20 ottobre del ‘43, e mantiene un’eredità di sotterranei e ricoveri che salvarono parte della popolazione.
Uno dei più affascinanti si trova in piazza Grandi: fu costruito nel 1935, trattasi di un labirinto di ventiquattro stanze con ingresso dalla monumentale fontana, con una capienza fino a 400 persone e corredato di acqua potabile e servizi igienici. E indicazioni di vietato fumare e (ahimè) vietato ingresso ai cani.