Unire l’utile al dilettevole. Il bello al buono. L’arte al cibo. A Milano, non è certo una novità il connubio arte e cucina, con inaugurazioni di successo all’interno di famosi musei di altrettanto importanti caffetterie e ristoranti che diventano allo stesso modo luoghi di attrazione e intrattenimento. Ne sono certo un esempio il Bar Luce per la Fondazione Prada e il più recente ristorante delle Gallerie d’Italia a cui si può tranquillamente aggiunge anche l’affascinante Caffè Fernanda che va a completare e integrare gli spazi della ultra meneghina Pinacoteca Brera.
Piccolo ma dal forte impatto visivo, il nuovo arrivato della scena gastro-artistica milanese è molto più che un bar. Collocato al primo piano al termine del percorso museale, dove in origine c’era il vecchio ingresso principale e, più di recente, il bookshop, il Caffè Fernanda si presenta come una caffetteria di lusso, dove lo spazio raccolto e accogliente è compensato da grandeur nel design che fanno tornare alla mente e ai sensi i ricercati anni ’50. A catturare subito l’attenzione, infatti, è la scelta cromatica con accostamenti forti ma armonici, fatti di sedie in velluto rosa, pavimenti in marmo (recuperati e rimasti intatti dal progetto di Piero Portaluppi), pareti in blu ottanio e il grande bancone in noce e ottone su cui sovrasta un enorme dipinto di Pietro Damini. Sì perché il Caffè Fernanda, va oltre la sua originaria funzione di servire colazioni, light-lunch e squisiti aperitivi: è vera e propria parte integrante della Pinacoteca che lo accoglie.
Oltre al quadro “La conversione del Duca di Aquitania” del Damini, mentre si sorseggia un cappuccio o si gusta un negroni, si possono anche ammirare “Le tre Grazie” di Bertel Thorvaldsen e il busto di Fernanda Wittgens, colei da cui il locale prende il nome. Visionaria milanese, Fernanda Wittgens non solo è stata la prima donna a dirigere un museo in Italia (erano gli anni ’40) ma anche il motivo per cui possiamo ancora ammirare il “Cristo morto” del Mantegna o “Lo sposalizio della Vergine” di Raffaello: dopo la guerra e i bombardamenti che devastarono Milano e anche il museo, Wittgens si impegna nella ricostruzione e rivoluzione della Pinacoteca rendendola il posto di cultura che è oggi. Il Caffè le rende omaggio presentando la sua storia proprio di fianco al piccolo menù.
Il Caffè Fernanda è così un luogo che sa non solo di croissant, aperitivi e novità per il milanese ormai abituato a queste realtà poliedriche, ma che più di molti altri fa respirare la storia e l’arte che lo circondano, diventando pit-stop raffinato e discreto, ma anche un piccolo ma accogliente punto di incontro tra il bello e il buono conferendo quell’aria internazionale che a Milano serve sempre, con quel tocco di eleganza riservata che solo a Milano si può respirare.