É un sabato uggioso e piovoso, di quelli già pronti a trasformarsi in una pigra giornata casalinga tutta divano e serie tv. Poi l’illuminazione: perché non approfittarne per una gita gastronomica fuori porta? In fondo Novara è solo a un’ora di strada da Milano e lì ha aperto da pochi mesi il Bistrot di Cannavacciuolo. Una cena a Villa Crespi è nella mia wish list da tempo e, in attesa di poterla realizzare, un pranzo al Bistrot mi sembra un ottimo primo approccio alla cucina del super chef napoletano!
Detto fatto, eccoci al Teatro Coccia (sì, il Cannavacciuolo Café&Bistrot si trova proprio all’interno dello storico teatro novarese). Entriamo e siamo subito inebriati dal profumo di sfogliatelle e babà, perché il piano terra del locale è di fatto un bar-pasticceria. O meglio, è uno spazio dalle mille anime che offre caffè e dolci ma anche insalate, panini, centrifughe e drink, da frequentare in ogni momento della giornata, dalla colazione al tè pomeridiano, dall’aperitivo al drink dopo teatro.
Saliamo le scale per raggiungere la sala del bistrot, che occupa i due piani superiori. L’ambiente è caldo e accogliente, con arredamento curato ma essenziale, dal gusto un po’ vintage anni ‘50-‘60. Un dettaglio che subito colpisce sono le sedie, tutte diverse tra loro. Il menù ci ricorda che siamo in un teatro: le categorie proposte sono le classiche antipasto, primo, secondo e dolce, ma ribattezzate con nomi rubati al mondo dell’opera quali ouverture, musical, opera e balletto.
Scorro la carta e subito penso “qui ci devo assolutamente tornare: troppi piatti mi incuriosiscono e provarli tutti in un unico pranzo è davvero impossibile!”. Tra le proposte spiccano sapori tipicamente partenopei, dal ragù napoletano, alla burrata con alici fritte, ma non mancano riferimenti alla cucina del Nord Italia: risotto allo zafferano con midollo di bue, gorgonzola, plin e tartare di Fassona (in fondo siamo in Piemonte!). La scelta non è facile, ma alla fine opto per polpo scottato su salsa alla Luciana e pasta mischiata con cozze e provola affumicata, entrambi deliziosi, dai sapori intensi e appaganti.
La mano di Cannavacciuolo è presente in tutti i piatti. E non intendo solo il suo tocco ma proprio la sua mano, letteralmente! Quella manona con cui Antonino è solito dare affettuose e vigorose pacche sulle spalle ai concorrenti di MasterChef e Cucine da incubo e che è ormai diventata la sua firma distintiva è disegnata su tutti i piatti. Una menzione speciale va alla sfogliatella che ci viene gentilmente offerta a fine pasto in accompagnamento al caffè: decisamente la più buona che abbia mai assaggiato! Insomma, un pranzo che mi sento assolutamente di consigliare e, dopo questo primo assaggio della cucina di Cannavacciuolo, spero di potervi raccontare presto anche di un’esperienza a Villa Crespi!