Avanti, indietro. Avanti, indietro. “La tua destinazione è sulla tua sinistra”. Ops, sono andata troppo avanti… ma dov’è? Contraste inizia subito a stuzzicarmi. Anche se ho in mano l’Iphone e l’app di Google Map mi indica la strada, nulla, non si fa trovare. Finalmente mi accorgo di un citofono sulla porta e di una piccola deliziosa insegna che non urla la sua presenza ma aspetta sorniona al varco.
Photo credit © Guido de Bortoli
Sembra proprio di entrare in una casa. Di fuori il giardino, curatissimo, sedie e tavoli bianchi che stimolano già una voglia di finger food e aperitivo estivo, dentro camerieri sorridenti (anche se sono in ritardo e avevo spergiurato puntualità) e una decina di tavoli tutti tondi e tutti con una nuvola di cotone e luci azzurre in mezzo. Una mis en place leggera ed elegantissima.
Photo credit © Guido de Bortoli
La nuvola sarà l’altare degli stuzzichini pazzeschi preparati dallo chef Matias Perdomo – il già stellato di “Pont de Ferr” – come entrée. Saporiti, colorati, belli e, inutile dire, buonissimi… su tutti, una piccola melina morbida verde scintillante, due foglioline in cima e dentro: sarde in saor! Stupefacente. La nuvola sparisce quando si incomincia a fare sul serio, il menù degustazione mi aspetta e la gentilezza del cameriere mi ha consentito di cambiare una portata con un piatto del menù à la carte. Per chi avesse voglia di mettersi in gioco, c’è il menù specchio. Basta descriversi un po’, gusti e personalità e lo chef creerà un menù che vi rispecchi!
Photo credit © Paulo Rivas Peña
Incomincio con “passeggiando fra i boschi”: una crema di funghi porcini guarnita con piccoli pezzettini di mela e nocciola. Se non avessi avuto quel minimo di dignità, avrei semplicemente leccato il piatto. Arriva l’ “Alunga in verde”: un pesce della famiglia del tonno, a me sconosciuto, cucinato a crudo con una salsa di capperi che mixa il sapore e lo esalta. Seguono “Il donut alla bolognese” (lasagna rivisitata) e “Gnocchetti con salsa affumicata di anguilla”, il “caciucco straordinario” (il brodetto mi dava la netta sensazione di essere in riva al mare, finte cozze ripiene di pesce paradisiache), “Filetto alla pizzaiola” e… il dolce. Sì ho ancora spazio per il dolce. “Pulp fiction”: proiettili di cioccolato fondente, sangue di barbabietola, petali di rosa e montagne di crema al cocco, impalpabile al palato ma di gusto delicato e persistente. Per concludere “Gerusalemme”, mattoncini di sesamo bianco, a simboleggiare il muro del pianto, cupola d’oro di zucchero lavorato come fosse vetro, ripieno di gelato, microsferizzazione di melograno, datteri e noci a completare.
Photo credit © Christian Paravicini
Il tutto in un ambiente riservato, elegante (soffitti dipinti e lampadari rossi a contrasto) che induce alle chiacchiere senza mai sentire i vicini di tavolo. Ottima atmosfera, ottimo gioco di illuminazione e ombre, ottimo cibo (nel mio caso anche ottima compagnia), ottimo servizio. Non c’è ancora nessuna stella… Scommettiamo che arrivano doppie? Sarebbero assolutamente meritate!
Photo credit © Guido de Bortoli
Uscendo non si può che sbriciare in una gigantesca toppa nel muro: è una giocosa enorme serratura dove è obbligatorio guardare… Ecco a voi la brigata al completo che lavora, prepara e spadella i piatti. Adesso che lo conoscete, non andarci – culinariamente parlando – sarebbe il vostro errore più grande.
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Photo credit cover picture © Guido de Bortoli