Dopo il grande successo ottenuto a Roma, Bologna e Treviso, le opere del poliedrico incisore e intellettuale olandese Maurits Cornelis Escher (1898 – 1972) approdano finalmente a Milano con una mostra a cura di Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea, in grado di trasportare in un labirinto ricco di suggestioni.
Un affascinante gioco fatto di specchi, superfici riflettenti, prodigiose illusioni ottiche che fanno sprofondare in una realtà pluridimensionale, dove le scale sembrano non fermare mai il loro percorso, figure geometriche si trasformano in animali, lucertole a due dimensioni prendono vita fuoriuscendo dalla carta, pesci trasmutano in uccelli, immagini e geometrie apparentemente impossibili trovano la propria ragione d’essere.
Osservando i lavori di Escher si ha l’impressione di precipitare in un vortice di paradossi, attraverso un viaggio dove matematica e natura si incontrano in una realtà parallela, lungo un percorso che si propone di svelare lo sviluppo creativo dell’artista: luoghi fantastici a più dimensioni, soggetti naturali come animali o fiori che stupiscono per la loro intrinseca architettura, ma anche paesaggi e scorci del nostro paese tanto amato da Escher, che lo visitò e soggiornò a Roma per diversi anni.
Le sezioni della mostra guidano il visitatore alla scoperta delle opere: si parte dalle influenze Liberty sul lavoro dell’artista e dalle suggestioni delle meraviglie di Roma e dell’Italia con lavori come “Tetti di Siena” (1922), per passare a quelle assorbite grazie al viaggio a l’Alahambra e Cordova nel 1936, occasione in cui Escher rimase definitivamente affascinato dalle forme geometriche e dalle tassellature delle decorazioni moresche.
La sezione successiva è dedicata alle superfici riflettenti e alla struttura dello spazio: qui emerge la riflessione di Escher sulla centralità dell’artista e sulla sua capacità di interpretare la realtà. Qui è possibile ammirare opere emblematiche della maturità artistica di Escher, lasciandosi conquistare dall’autoritratto “Mano con sfera riflettente” (1935), perdendosi in “Relatività (o Casa di scale)” (1953), osservando il curioso gioco delle colonne in “Belvedere” (1958), sprofondando in “Galleria di Stampe” (1956) con la possibilità di entrare nell’opera attraverso un gioco di telecamere che genera una vera e propria illusione ottica vorticante.
Si passa alla sezione Metamorfosi, che prende il nome dall’omonimo capolavoro “Metamorphosis II” (1939), opera dedicata al tema della trasformazione: i soggetti mutano seguendo un ritmo narrativo continuo, trasfigurati in forme sempre nuove. Una tematica che viene ripresa da lavori simili, come il magistrale “Giorno e notte” (1938), in cui stormi di uccelli in positivo e in negativo volano alla luce del sole e nelle tenebre della notte, confondendosi con le geometrie dei campi sottostanti.
Successivamente la mostra si concentra sugli aspetti più propriamente matematici e sui paradossi geometrici della produzione di Escher, per proseguire con una sezione dedicata a documentare quanto l’influenza del genio dell’artista olandese sia stata fondamentale per la cultura del ‘900, attraverso la celebrazione della Eschermania: una serie di lavori di artisti, registi, musicisti e grafici, tra cui spicca la celebre copertina dell’album dei Pink Floyd “On the run”, per rendere omaggio alla lezione visionaria e stupefacente del grande maestro.
Orari:
Lun: 14:30 – 19:30
Mar: 09:30 – 19:30
Mer: 09:30 – 19:30
Gio: 09:30 – 22:30
Ven: 09:30 – 19:30
Sab: 09:30 – 22:30
Dom: 09:30 – 19:30
Note:
La biglietteria chiude un’ora prima.