“Le parole sono vento” questo il titolo accattivante e incisivo dato alla mostra di Raul Cordero che inaugurerà questo 29 marzo presso FL Gallery in viale Sabotino 22.
Un nome escogitato accuratamente dall’artista partendo dalla sua imprescindibile teoria per cui l’utilizzo improprio di un testo all’interno di un quadro danneggi la percezione visiva dell’immagine. All’interno di una società 2.0 che si fonda sulle apparenze e sull’estetismo, l’elemento visivo ha il dovere di provocare e suscitare sentimenti nuovi; e le parole – sostiene Cordero – non sempre sono in grado di esprimere tali sensazioni, assumendo così il valore simbolico di vento.
Raul, classe ’71 e di origine cubana, si distanzia dalla comune arte figurativa centro americana ma soprattutto dall’arte della sua terra, fortemente legata alle icone e ai temi della rivoluzione socialista, facendosi portavoce di un dialogo tra presente e passato. L’artista amante della tecnica classica, lavora sulla base di una pittura a olio che poi viene arricchita dall’ “elemento nuovo” che prende spunto dal mondo tecnologico di cui facciamo parte.
Si dice che la tecnologia dovrebbe migliorare il nostro modo di vivere e non diventare essa stessa la nostra vita, ma purtroppo non è così e Cordero l’ha inteso perfettamente. Tuttavia non reagisce negativamente davanti a ciò ma anzi, include queste correnti di modernità all’interno del suo nuovo stile artistico.
Partendo da motivi ricorrenti e paesaggi comuni, come fondali marini, l’artista rivede e trasforma creando un suo mondo parallelo attraverso l’utilizzo del PC e la stampa per poi arrivare alla pittura. Saranno esposti a Milano otto lavori di ambientazioni all’aperto, fatte di colori tenui e contorni netti e sfumati a cui verranno sovrapposte finestre cristalline su cui appaiono dei testi, una conciliazione perfetta tra mondo classico e mondo astratto.
L’arte di Cordero non è da vedere come conoscenza profonda della natura ma come stretta relazione tra la natura e l’uomo e soprattutto come un mezzo che esalta il simbolismo dell’obsoleto all’interno di un mondo in cui tutto diviene “dimenticato” a causa della cultura moderna.