Le aspettative sono un’arma incredibile. Hanno la capacità di fomentare gli animi, generare facili entusiasmi e provocare profonde delusioni. Entrando da Felice a Testaccio a Milano, con tutto quel bagaglio di aspettative che ti porti dietro, però, si capisce subito che non si resterà delusi. La sede meneghina di uno dei più famosi ristoranti della capitale ha aperto da poco, eppure il calore e la sensazione di professionale familiarità che colpiscono quando si entra, danno l’impressione che il ristorante sia lì da una vita.
Il locale è curato, con un arredamento vagamente urban e milanesizzato, eppure accogliente, con quelle luci calde perfette per una cena a due o in compagnia (meno perfette per gli amanti di Instagram: l’illuminazione non è la migliore per fare foto), i tavoli sapientemente apparecchiati e quelle pareti in mattone che possono sembrare una scelta modaiola ma che in realtà sono sinonimo di tradizione e richiamo alle radici, in quanto resti di colonne di un circo romano. A fare di Felice a Testaccio, poi, un’esperienza ben riuscita, c’è anche il personale disponibile, preparato e alla mano, pronto a scambiare sinceri consigli, tipico dei locali bonari di Roma, meno usuale per un ristorante a Milano centro.
E poi, ovviamente c’è lei, la cacio e pepe, fonte di ogni aspettativa, colei che ha fatto di uno dei tanti buoni ristoranti della capitale un’istituzione dal 1936 e che ora è pronta a conquistare i palati al di fuori delle mura capitoline. E qui, le aspettative sono state più che mai superate: i famosi tonnarelli di Gatti Antonelli, storici fornitori di Felice, sono cremosi, saporiti, giustamente piccanti, una goduria per il palato. E anche per gli occhi se si pensa che la mantecatura della pasta viene accuratamente fatta al tavolo dai camerieri.
Oltre alla cacio e pepe, il menù ripropone in maniera pressoché identica quello romano, con colossi come la carbonara, le puntarelle, l’abbacchio al forno e l’altro famoso tiramisù rivisto (provare per credere). Felice a Testaccio si presenta, come luogo di forma e sostanza, dove la veracità romana è a portata di forchetta, grazie alla cucina autentica, ricca di tradizione e sorprese. Una cucina e una realtà che da tanto tempo mancavano all’austera Milano, fatta troppo spesso di forma e troppo poco spesso di sostanza.