Chiedete a una romantica qual è la casa dei suoi sogni a Milano. Non vi risponderà un lussuoso attico nel quadrilatero della moda con vista Madonnina e nemmeno un silenzioso appartamento dal sapore bohémienne in Brera. Vi dirà Milano ad acquarello.
Ebbene sì, vi dirà che la casa della sua vita è una piccola villetta su due piani con le mura dalle tonalità pastello, con tanto di balconcini e finestre con persiane in legno – baciate dal sole dall’alba al tramonto – e un piccolo giardino che la circonda, protetto da una cancellata ricoperta di edera verde e bianca abitata da passerotti che cinguettano alla prima luce. Questo posto non ha sede solo nei sogni nel cassetto ma esiste davvero, alle coordinate di via Lincoln e via Franklin.
Quelle che un tempo furono istituite come le abitazioni degli operai (il progetto, a cura della SEAO, Società Edificatrice di Abitazioni Operaie, nasce nel lontano 1889 quando furono realizzate le prime abitazioni unifamiliari disposte su più piani e destinate a operai, artigiani e impiegati) sono diventate l’oggetto del privilegiato sogno di avere una casa con giardino a due passi dal Duomo.
Dieci numeri civici sparpagliati in un fazzoletto metropolitano in una via da assaporare a piedi, teletrasportati in una dimensione che non ha niente da invidiare a Notting Hill. Ognuna diversa dall’altra, dal colore alle personalizzazioni. Osservando queste piccole finestre si può quasi immaginare la vita che racchiudono: famiglie felici un po’ hippie un po’ caotiche, coppie eleganti e attente ai dettagli, signorine attempate o nonni che aspettano i nipoti la domenica.
Una sera avevo appuntamento per l’aperitivo in un’enoteca in via Sottocorno, come al solito in ritardo, come al solito nel disperato e frenetico tentativo di trovare velocemente un parcheggio. Ho girato l’angolo e mi si è aperto questo scorcio. Capita anche questo, che nella quotidianità Milano ti sorprenda.