Se a tutti – sono certa – sarà capitato spesso e volentieri di perdersi durante la passeggiata domenicale tra le vie del Quadrilatero della moda, pochi invece avranno scelto di perdersi nella quiete di un altro quadrilatero milanese, a due passi dal suo fratello famoso per le vetrine internazionali di haute-couture: il Quadrilatero del silenzio.
Progettato dall’architetto mantovano Aldo Andreani, questo quartiere sito a metà tra Montenapoleone e Porta Venezia nasce alla fine degli anni Venti del ‘900 su un’area caratterizzata da orti e giardini.
Proprietari di tanto verde i frati cappuccini che tra corso Venezia e viale Majno avevano il convento e passavano le loro giornate pregando, curando gli orti grazie ai quali si cibavano e aiutando i bisognosi, compresi quelli appestati raccontati dal Manzoni ne ‘I promessi sposi’, perché di lì a due passi si trovava il tanto studiato Lazzaretto dove Renzo andò a cercar Lucia durante la peste…
Oggi alle aree verdi sono affiancati eleganti palazzi con androni e interni degni di film (…e in alcuni i film sono stati girati davvero!) proprio – o quasi – come desiderava l’architetto che si prese carico dell’adeguamento edilizio di questo nuovo quartiere che si sarebbe chiamato ‘Excelsior’, a segnalare l’alto target di famiglie che da lì a poco lo avrebbero abitato e che aveva come ingresso un arco monumentale intessuto in un corpo edilizio con la facciata principale sul corso proprio dirimpetto al Museo di Storia Naturale sito nei Giardini Pubblici Indro Montanelli.
E così fu: tra via Cappuccini, via Mozart e Corso Venezia diversi furono gli esponenti dell’alta borghesia industriale che vennero ad abitare, come i Necchi Campiglio, quelli delle macchine da cucire delle nostre nonne o gli Invernizzi, quelli dei formaggini che tanto ci piacevano da bambini e sempre quelli che nel giardino – oggi proprietà della fondazione omonima – ormai più di vent’anni fa avevano portato con sé dai loro viaggi oltre oceano una famiglia di fenicotteri rosa che oggi sembrano vivere armoniosamente non curanti dello smog cittadino e dei continui click di smartphone dei turisti della Milano insolita.
Tutte famiglie di industriali insomma che, grazie al fruttare delle loro attività, potevano incaricare i migliori architetti del tempo e senza alcun limite di budget di costruire ville Decò con piscina riscaldata e campo da tennis, lussuosi androni con scale elicoidali o interni composti da bagni in marmo e saloni dai soffitti in stucco alcuni oggi visitabili grazie a Tour organizzati e previa prenotazione.
Photo credit © Federica Pizzi